Manifesto

Viviamo nel XXI secolo con la testa inchiodata all’Ottocento. Micro-imprese ovunque, coraggiose ma tenute in ostaggio da abitudini stanche: passaparola al posto della strategia, file Excel come se fossero infrastrutture, “torna domani” come politica commerciale. E il mantra, sempre quello: «Si è sempre fatto così».

Io non vendo scorciatoie né pacchetti preconfezionati. Entro in un’azienda, ascolto il problema vero, spoglio il processo, butto via ciò che non serve e costruisco lo strumento giusto. Non “la soluzione definitiva”: lo strumento giusto per quel caso, adesso. Un prototipo in fretta, numeri in mano, revisioni senza pietà. Ciò che funziona resta. Il resto si elimina. È tecnologia, sì, ma soprattutto metodo e responsabilità.

Innovazione, per me, non è un totem né una parolina da slide. È far risparmiare tre ore al giorno a una persona che ha sempre fatto la stessa cosa a mano. È un checkout che non ti fa perdere clienti. È un preventivatore che toglie litigi e aggiunge margine. È un flusso che ti restituisce la sera e ti toglie la nausea del “domani sarà uguale a oggi”.

Formare le persone è parte del lavoro. Lascio manuali chiari, non oracoli. Rendo gli strumenti comprensibili, non sacri: nessuna dipendenza dal fornitore, nessuna superstizione. Se il progetto è riuscito solo finché ci siamo “noi”, allora non è riuscito. Punto.

Non mi interessano i muri di gomma, le committenze che vogliono comprare un incantesimo, i tavoli dove si usano tre riunioni per dire ciò che una prova pratica mostra in dieci minuti. Non mi interessa chi difende un foglio rovinato invece di guardare il risultato. Non mi interessano gli alibi: «non cambierà mai niente», «è troppo difficile», «va già bene così». Se cerchi conferme, non sono la persona giusta.

Mi interessa il lavoro fatto bene. Mi interessa dire “no” a una funzione inutile, anche quando porta fatturato a me. Mi interessa consegnare il minimo necessario perché tu possa andare online presto e migliorare in corsa. Mi interessa che i dati stiano al centro e che, davanti ai dati, si abbia la decenza di cambiare idea.

Sull’Italia non ho sfiducia: ho fretta. Basta uffici che sembrano set di un film d’epoca. Basta uffici pubblici che trattano la tecnologia come un fastidio e poi si stupiscono del caos. Basta progetti che nascono già vecchi. Meritiamo sistemi vivi, cuciti addosso alle attività vere: produzione, vendite, assistenza, amministrazione. Meno rituali, più sostanza.

Questo è l’impegno: ascoltare sul serio, progettare con misura, rilasciare in piccolo, misurare senza sconti, insegnare ciò che so e andarmene quando non servo più. Lasciare dietro di me aziende più forti, non clienti più dipendenti. Lavorare con chi ha qualcosa da costruire, non con chi ha qualcosa da recitare.

Se vuoi cambiare davvero, si comincia oggi.